Tromba marina al largo di Montemarciano (AN) la mattina del 6 febbraio 2003

foto e cronaca di Mauro Serenello
(socio meteonetwork)
a cura di Mauro Giovannoni


Le foto che seguono mostrano una tromba marina verificatasi il 6 febbraio 2003 alle 07.50 a circa 30 km al largo di Montemarciano (15 km a nord di Ancona). Come testimonia l'autore e meteofilo Mauro Serenello (meteonetwork) la sera precedente il cielo si presentava quasi sereno con qualche cb sul mare in direzione ne. Al mattino inaspettata copertura nuvolosa, nessun fenomeno a Marina ma ad Ancona, 15 km a S di Marina, si è registrato un improvviso temporale nevoso (T=3 °C ) con accumulo sulle colline circostanti.

Possiamo considerare come molto rara l'osservazione di tornado o trombe marine immersi nella luce dell'alba. La frequenza di questi fenomeni è massima durante le ore pomeridiane , prima del tramonto. Poco prima del sorgere del sole registriamo invece le temperature più basse della giornata e i fenomeni convettivi sono inibiti. Durante la notte infatti viene disperso verso lo spazio, per irraggiamento, buona parte del calore accumulato durante il dì precedente. La dispersione dell'energia avviene per mezzo di raggi infrarossi che noi non possiamo percepire se non con strumenti adeguati.
Quale meccanismo ha portato dunque alla formazione di una tromba nelle ore più fredde della giornata e oltretutto nel periodo più freddo dell'anno?

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Rispondere a questa domanda non è semplice ma insieme possiamo formulare delle ipotesi basandoci su fattori evidenti. Un elemento valido per formulare un'ipotesi è proprio contenuto nelle considerazioni precedenti. Ovvero l'irraggiamento notturno potrebbe aver avuto un ruolo importante. Anzitutto è opportuno precisare che un tornado o una tromba marina non sono come dei semplici turbini di polvere. Noi non vedremo mai (a meno di situazioni particolarissime) un mulinello di polvere formarsi all'alba di una mattina d'inverno. Ma l'aria in ascesa di un temporale, in cui le trombe d'aria si formano, può essere sollevata per vari motivi. Nei temporali di calore è appunto il riscaldamento del suolo da parte del sole a determinare la formazione di una cella convettiva. Ma una massa d'aria relativamente fredda in movimento può indurre un sollevamento forzato dell'aria più mite in cui avanza. Si formano così i temporali frontali.
Possiamo ipotizzare quindi, nell'evento preso in questione, escludendo per motivi ovvi un temporale termoconvettivo (di calore), un flusso di aria fredda e secca proveniente da NE capace di sollevare l'aria preesistente. Aria quindi molto fredda, più fredda addirittura di quella preesistente.

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Quello di cui ha bisogno un temporale frontale, e un eventuale tornado che vi si associa, è ,più che altro, la differenza di temperatura fra le due masse d'aria. Non importa quanto fredda sia l'aria preesistente se quella che segue il fronte è ancora più fredda.
Ora va fatta una precisazione importante: non tutti gli oggetti che costituiscono la superficie della Terra perdono il calore durante la notte allo stesso modo. In particolare le rocce, il suolo, si raffreddano molto più velocemente del mare. Di contro il mare si scalda molto lentamente rispetto alla terraferma. Ecco forse spiegato perché la massa di aria in arrivo era molto più fredda di quella marina: è probabilmente fluita sull'Adriatico Centrale aria continentale proveniente dalla vicina ex-Jugoslavia. Aria continentale che è stata cioè a contatto nelle ore precedenti con la terraferma e non con l'acqua del mare: ha quindi ceduto moltissimo calore al suolo sottostante che si freddava rapidamente.
L'aria presente sulla superficie marina ha invece perduto pochissimo calore per il contatto con l'acqua.
Giocano un ruolo determinante in questa situazione i fattori orografici. Il fatto che la distanza fra una sponda e l'altra dell'Adriatico sia così modesta è stato decisivo. O meglio tutto il discorso che abbiamo affrontato è legato al tempo: la differenza di temperatura fra l'aria marittima e quella continentale varia durante la giornata. La tromba marina si è quindi presentata vicino alla costa in quel momento in virtù della differenza di temperatura fra le due masse d'aria.
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Seguendo questa ipotesi quindi, se l'aria fredda fosse arrivata con un ritardo apprezzabile (2 o 3 ore), forse non sarebbe stata poi "così fredda" e probabilmente la tromba non si sarebbe formata. Considerazioni di questo tipo vanno comunque fatte con prudenza.
Realistico invece pensare che sarebbe stato molto difficile per la tromba marina spostarsi sulla terraferma e provocare danni: la temperatura del suolo in febbraio è davvero troppo bassa.

Molto esplicativa quest'immagine. Vediamo aria fredda scendere da NNE sul Mediterraneo lungo il fianco occidentale di una depressione centrata fra la Calabria e la Sicilia. In seno a questo flusso possiamo osservare molti temporali sul Tirreno centro-meridionale e il grande ammasso di cumulonembi che interessa la costa marchigiana. La mappa delle fulminazioni mostra dell'attività elettrica sulla provincia di Ancona proprio nei minuti in cui si è formata la tromba marina.

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