Il tornado di Fiumicino del 6 maggio 2004

Foto e racconto di Romina Carpene
A cura di Roberto Notari

Le foto seguenti sono state inviate da Romina Carpene e ritraggono la tromba d’aria che si è sviluppata nel tardo pomeriggio (h 19:30 circa) del 6 maggio 2004, nei pressi della cittadina di Fiumicino (RM), lungo il litorale romano.

"Era il 6.05.04 alle ore 19,30, mi trovavo all'inizio in macchina come si può vedere da alcune foto, in preda ad una forte eccitazione ho obbligato l'alt al bordo della strada di via Trincea delle Frasche, (vedi foto nel campo) per poi proseguire fino alla fine della strada dove si vedono le case popolari sullo sfondo con la tromba d'aria alle spalle, e per finire le foto finali allo scemare della tromba d'aria sono state scattate sul terrazzo di casa e, anche se in fretta, sono arrivata mentre stava terminando il suo ciclo, nonostante ciò si formavano almeno atri 2 piccoli vortici vicini.
Il tempo si presentava con un cielo scuro e una striscia di luce abbagliante successivamente oscurata dal maltempo dalla quale si protendeva la tromba d'aria, il vento si è alzato fortemente, ma la pioggia sopraggiunta dopo è stata leggera.
Credo che la sua direzione fosse a Nord-Ovest, specifiche tecniche non sarei in grado di darle e anche se già ne ho viste sia di trombe d'aria che di trombe marine, anche più grandi e spaventose verso mare (abitando in un posto di mare), è sempre eccitante e meraviglioso vedere la forza della natura che non ha limiti".
Romina Carpene


Dalla sequenza delle foto si nota come il vortice sia del tipo “landspout” cioè derivato dal transito sulla superficie terrestre di una tromba d’acqua (waterspout) non collegata ad un mesociclone. Lo si deduce dal fatto che nelle ultime foto appare evidente il raggiungimento e, probabilmente il contatto, della funnel cloud con il suolo. Questo avviene quando è presente uno strato di aria umida nei bassi strati, in particolare durante il transito su specchi d’acqua e superfici marine.

Le ultime immagini ritraggono la funnel cloud quando ormai ha percorso buona parte del suo tragitto sul terreno. E’ chiara la scomparsa della condensazione nel tratto terminale della tromba. Rimane visibile solo un leggero velo, nei pressi della zona di contatto tra la discesa di aria fredda e l’innalzamento dell’aria all’interno del vortice. La mancanza di una fonte di aria umida conduce alla modifica dei flussi d’aria, che a loro volta conducono alla fase dissipazione del vortice, come testimoniato dal resoconto della nostra amica.

L’analisi della situazione sinottica in cui si è sviluppato il fenomeno è particolarmente interessante, poiché ci permette di identificare una delle situazioni più favorevoli per la nascita di fenomeni voricosi intensi.


Facendo riferimento al lavoro pionieristico redatto in tempi recenti dal Prof. S. Palmieri e A. Pulcini (Riv. Met. Aer.-Vol. XXXIX-N. 3,4-pp.263-277) riguardo la classificazione delle trombe d’aria che si sviluppano in Italia, possiamo osservare che le condizioni meteo ricadono nella classificazione di tipo B:

- corrente a getto da SO

- marcato afflusso di aria secca nei bassi strati

- correnti da S di aria calda ed umida fino alla quota di 850 hPa

- depressione con sistema frontale associato ed avvezione di aria fredda molto marcata da O-NO a tutti i livelli fino a circa 500 hPa

In questa situazione l’area di massima attività temporalesca viene a trovarsi nel punto in cui il getto presenta diffluenza o un forte gradiente (shear) del vento, in coincidenza della convergenza tra aria umida e aria secca a livelli bassi e medi – fino alla quota di 500 hPa circa.
Caratteristica saliente di questa tipologia è la presenza di un sistema frontale e una saccatura in quota ben definita.

Osservando il radiosondaggio effettuato alle h 14 (12 UTC) presso la stazione di Pratica di Mare, posta circa 30 km a SO dell’area interessata dal fenomeno, si nota la presenza di una lingua di aria umida estesa fra il suolo e la quota di 500 hPa. La direzione di provenienza dell’aria varia con continuità in verso orario da S a SO. Importanti sono anche i valori assunti dagli indici di stabilità più utilizzati per prevedere la possibilità di sviluppo di temporali violenti, tutti sopra i valori di soglia prestabiliti. In particolare l’indice SWEAT, utilizzato negli Stati Uniti e in Canada come parametro per valutare il rischio dello sviluppo di tornado, si dimostra in grado di essere importante anche per l’Italia, come asserito nell’articolo di Palmieri-Pulcini.
Il radiosondaggio effettuato alle h 20 (18 UTC) mostra l’intrusione di aria fredda e secca pilotata dalla saccatura di origine atlantica. Si osserva inoltre la rotazione del vento verso O ed una sua intensificazione, con una massimo rilevabile ad una quota di circa 430 hPa. In quel punto si trova l’asse della corrente a getto, identificabile anche con il minimo di umidità relativa.

Confrontando i due radiosondaggi si deduce che il fenomeno qui descritto si è sviluppato in concomitanza del passaggio del fronte alla quota di 700 hPa, laddove si è sovrapposto lo strato di aria umida con quello di aria secca e maggiore era il salto termico fra le due masse d’aria.

L’analisi delle carte rielaborate dal sito NOAA (http://www.cdc.noaa.gov/HistData/) dimostra la correttezza dell’identificazione proposta precedentemente (situazione di Tipo B). Si ricorda che le mappe mostrano una situazione mediata sull’intera giornata presa in esame, e quindi non sono in grado di evidenziare situazioni atmosferiche particolarmente dinamiche.
Tornando alle rielaborazioni, sono evidenti le caratterizzazioni già esposte, e cioè:

a. Aria calda ed umida fino alla quota di 850 hPa proveniente da S
b. Aria relativamente fresca ed umida fino alla quota di 700 hPa proveniente da S
c. Ingresso sul Mediterraneo centrale di aria fredda e secca proveniente dall’Islanda (Fig.1)
d. Presenza di una corrente a getto da SO (Fig. 2)

Fig. 1 Evidente in questa immagine il flusso di aria fredda proveniente da NO.

Va inoltre sottolineata la presenza di uno degli ingredienti basilari per la nascita di fenomeni intensi, e cioè la temperatura superficiale del mare. In questo caso, questa è maggiore o uguale a 21 °C.


Fig. 2. La corrente a getto, in transito sulla Spagna settentrionale, entra nel Mediterraneo diretta sulla sardegna e il Sud Italia. Sul Lazio, alla quota di 300 hpa osserviamo velocità del vento di 30-40 m/s da OSO.

Non si hanno notizie di danni procurati a persone o cose dal vortice, quindi probabilmente il fenomeno può aver raggiunto al massimo un intensità F1, sulla scala Fujita

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