Il tornado di Verona del 18 giugno 2003

dati forniti da Nicola dal Sasso
foto di Diego Scapini e Federico Bissoli

a cura di Mauro Giovannoni


Un'estate davvero sorprendente dal punto di vista meteorologico quella del 2003. Sarà ricordata per le temperature altissime e la quasi totale assenza di piogge al Nord. Forse senza precedenti il perdurare di temperature al di sopra della norma un po' su tutta l'Italia. La temperatura superficiale del bacino del Mediterraneo è tutt'ora (siamo al 4 agosto) ancora molto alta e raggiunge valori prossimi ai 29 gradi.
In questo contesto le occasioni in cui si sono sviluppati fenomeni temporaleschi sono state veramente rare. Da un punto di vista climatologico il Nord riceve moltissima pioggia dai temporali primaverili e soprattutto estivi. Un potente anticiclone Africano, protesosi spesso verso nord, si è tenacemente opposto all'ingresso delle perturbazioni atlantiche che di solito, in questa stagione, entrano, anche se con la loro parte meno attiva, da NW.
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La tromba d'aria cui si riferiscono le foto si è sviluppata nella provincia di Verona il giorno 18 giugno 2003 alle ore 19.00. Il tornado si presenta del tipo landspout ovvero l'equivalente a terra di una tromba d'acqua. Questo tipo di vortice è caratterizzato da velocità del vento non molto elevata, depressione modesta al suo interno e condensazione scarsa. Queste trombe d'aria sono inoltre sottili e sinuose. Questa forma elegante le fa preferire da alcuni ai grandi tornado dei temporali a supercella.
Possiamo vedere nella figura, sulla sinistra, un debole rovescio di pioggia, spesso osservabile anche in prossimità delle trombe marine. Quando l'aria fredda che scende dalla zona delle precipitazioni raggiungerà il tornado esso si dissolverà. L'inclinazione della tromba in prossimità del terreno potrebbe essere causata forse dall'aria fredda che "cade" al suolo e si estende radialmente. E' forse l'aridità del clima a conferire a questo tornado un aspetto simile a quello di un turbine di polvere. In effetti, come in un turbine di polvere, in un landspout le prime tracce della rotazione si evidenziano negli strati prossimi alla superficie terrestre.
I danni occasionati dal vortice sono stati modesti: alberi secolari divelti, danni a cartelloni e segnali stradali. Nicola dal Sasso ha correttamente classificato il tornado come F0.

E' solitamente sufficiente in estate l'ingresso di fronti poco attivi per causare fenomeni temporaleschi accompagnati dalla tanto necessaria pioggia. Il rovescio della medaglia, il "dazio" da pagare è rappresentato dalle inevitabili grandinate e dalle trombe d'aria che, a volte, accompagnano i temporali.
Insieme alla siccità riscontriamo quindi anche la scarsità di fenomeni violenti soprattutto sulla Pianura Padana.
Questa è forse un'interessante annotazione climatologica un po' contro corrente. Constatiamo cioè che, in anni molto caldi in cui le precipitazioni scarseggiano, anche i tornado si formano con molta difficoltà. Se i cambiamenti climatici renderanno sempre più probabile un tale scenario, se cioè sarà la desertificazione la vera emergenza nel Mediterraneo, allora il numero di tornado che colpiscono l'Italia settentrionale è destinato a diminuire. Affermare che le alte temperature rendono più probabili i fenomeni ad alta energia è quindi, secondo chi scrive, dire un'inesattezza.
Le trombe d'aria in particolare necessitano di un clima umido e quindi piovoso in estate. Esse si formano in condizioni di tempo estremamente variabile con frequenti passaggi di fronti freddi e condizioni di instabilità frequnte in quota. La corrente a getto deve essere inoltre presente in quota e (forse) tesa da occidente. Tutti questi fattori sono stati assenti durante questa stagione estiva, con il getto polare debole o attivo a grandi latitudini.

La prima foto è stata scattata presso Legnago, la seconda e la terza in località Cerea.
Trombe d'aria di questo tipo sono tipiche dei climi aridi, semiaridi e mediterranei. Sono infatti comuni, oltre che nell'Italia meridionale anche nelle isole del Mediterraneo, in Grecia, in Spagna,in Colorado, in California e in Australia.
La considerazione che può essere fatta a margine di quanto detto è che è forse sbagliato ventilare ipotesi di aumento dei fenomeni violenti per sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi del clima. La minaccia che potrebbe materializzarsi presto, almeno per quanto ci riguarda, è quella della siccità accompagnata paradossalmente anche dalla mancanza dei fenomeni violenti.

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