I tornado storici in Italia

a cura di Mauro Giovannoni

I tornado non costituiscono un fattore di rischio rilevante per il nostro Paese. Nella quasi totalità dei casi infatti essi si presentano come fenomeni "puntiformi" producendo danni relativi sia alle persone che alle cose: si tenga in considerazione il fatto che l’Italia deve far fronte a problemi ben più gravi quali il rischio sismico, vulcanico e il dissesto idrogeologico.
Fatte queste premesse si deve però ricordare che il tornado è la meteora più temibile, essendo in grado di generare i venti più veloci che spirano sulla Terra. Inoltre, anche sul nostro territorio, c’è il pericolo che alcuni di questi fenomeni possano presentarsi come eventi di intensità catastrofica capaci di mietere un gran numero di vittime e causare ingenti danni materiali.

Ecco solo alcuni esempi di tornado rilevanti che hanno interessato il territorio italiano negli ultimi due secoli:


- Sicilia occidentale, dicembre 1851 (due tornado).
500 vittime


- Brianza, 23 luglio 1910.
60 vittime

Di seguito il testo dell'articolo di fondo del giornale locale di Como del 25 luglio 1910. I dati sono stati forniti da Willy De Taddeo dell'osservatorio Meteorologico di Monteolimpino.

La catastrofe è immane. Le notizie che ci recano i nostri redattori inviati sui luoghi devastati e quelle che ci mandano corrispondenti ed amici sono terrificanti. Dappertutto è una disperazione; dappertutto è il lutto. Sotto le macerie delle case abbattute giacciono vittime umane; innumerevoli feriti gemono nel dolore; famiglie intere piangono lagrime desolate! La bella, pingue, laboriosa e ricca Brianza è tutto un campo di desolazione. Disperse le messi già raccolte in biche sui campi opimi; crollati gli edifici ferventi di lavoro umano. Dappertutto, per la vasta zona che si stende dal varesotto al lecchese ed abbraccia la campagna milanese, è un lutto infinito.
Quanti anni, quanto lavoro, quanti sagrifici ci vorranno per alleviare l'immensa sciagura! E quanto tempo ci vorrà per lenire, almeno in parte, il cocente dolore delle povere madri orbate dei figli, delle famiglie decimate, delle popolazioni atterrite!
Anche la nostra bella e generosa Lombardia sempre pronta a partecipare col cuore e col sagrificio de' suoi figli alle sciagure della patria, ha avuta la sua prova terribile. Il ciclone formidabile piombato dalle valli prealpine l'ha avvolta nella sua rovina percorrendo tutte le zone più deliziose e più belle delle sue colline e delle sue pianure. Oggi il sole splende su miserie infinite di uomini e di cose; egli sorride nel suo eterno splendore in un cielo inconscio di tanta strage; ma il suo raggio ravviva le speranze e le fedi.
Il popolo lombardo è un popolo forte ed eroico. Egli non si accascia mai per quanto grave, per quanto immensa sia la sventura che lo colpisce. Anzi, nella sciagura trova la forza per nuovi ardimenti. Quanti esempi abbiamo avuti! Ricordiamo l'esposizione di Como distrutta in un'ora da un formidabile incendio e riedificata in un mese; ricordiamo il piccolo paese di Colonno sepolto fino ai tetti da una frana e rinato in breve tempo. No, la schiatta lombarda non si avvilisce mai per quanto le sia nemica la sorte. Essa è una schiatta di Antei.
Ora seppellirà i suoi poveri morti ai quali tributerà le sue lagrime e sacrerà i suoi ricordi, e poi affronterà con animo eroico la sventura che l'ha colta. Le case risorgeranno, gli opifici canteranno ancora la gloriosa canzone del lavoro umano, i campi apriranno di nuovo i loro solchi alle messi future ed il grande spirito fraterno che avvince tutti i cuori lombardi troverà nella sua generosità inesauribile e nel tesoro sconfinato del suo affetto, nuove gagliardie per la lotta, nuove forze per una trionfante rinascita.
Il ciclone è passato come una sfida iraconda sulla Lombardia; la Lombardia rialza il capo e risponde col fraterno soccorso e con più intenso lavoro.
Essa sarà la vincitrice.

La trattazione, a così tanti anni di distanza, potrebbe risultare retorica ma esprime tutta la drammaticità dell'evento. Ricordiamo che la stessa zona è stata colpita da un forte tornado il 7 luglio 2001 che fortunatamente non ha causato vittime.


- Area Treviso-Udine (tromba del Montello), 24 luglio 1930.
Durata: 84 minuti.
Distanza percorsa: circa 80 Km.
Velocità media di spostamento: 87,5 Km/h.
23 vittime.
Intensità: T10-11 (velocità del vento vicina ai 500Km/h).F5 (scala Fujita).Stima TORRO (Tornado and Storm Research Organization).


- Oltrepò pavese, 16 giugno 1957.
Durata: 65 minuti.
Distruzione quasi totale di due piccoli paesi: Robecco e Vallescuropasso.
6 vittime
Qui sotto la copertina de "la Domenica del Corriere" con un suggestivo disegno di Walter Molino. Riporto il testo scritto sotto l'illustrazione:
"Il "tornado" nel Pavese. Un uragano di spaventosa violenza ha scatenato delle trombe d'aria contro Robecco e Valle Scuropasso, in provincia di Pavia, distruggendoli quasi completamente. A Robecco, il turbine ha investito la chiesa, dalla quale poco prima erano usciti i fedeli, ne ha fatto crollare i muri e troncato netto il campanile. Qualche minuto dopo il "tornado" è sceso sull'altro villaggio provocando la morte di sei persone."
Un sentito ringraziamento a Mauro Dassi da Pavia che ha inviato questo prezioso documento.
Clicca qui per vedere le straordinarie immagini di questo tornado.


- Province di Piacenza e Parma, 4 luglio 1965.
Da Fiorenzuola a Torricella di Sissa.
9 vittime.


- Piana di Catania, 31 ottobre 1968.
Durata: 15 minuti.
Distanza percorsa: 16 Km.
Velocità media di spostamento: 65 Km/h.
2 vittime e circa 100 feriti, danni per 50 miliardi di lire.
Intensità: il pennino dell’ anemografo di Fontana Rossa (700 metri dalla tromba) uscì fuori scala superando di molto i 60 nodi registrabili.


- Padovano e Laguna di Venezia, 11 settembre 1970.
Durata: 58 minuti.
Distanza percorsa: 70 Km.
Velocità media di spostamento: 72,5 Km/h.
36 vittime, circa 500 feriti e danni per 5 miliardi di lire.
Intensità: velocità del vento sicuramente superiore ai 220 Km/h (misurazione strumentale).


I primi due episodi riportati sono di notevole importanza in quanto rappresentano dei veri e propri record.
I tornado della Sicilia occidentale sono infatti quelli che hanno mietuto più vittime a memoria d'uomo in tutto il continente europeo.
La "tromba del Montello" è invece il tornado più intenso di cui si ha notizia in Europa.
Per quanto riguarda le distanze percorse sopra riportate si tenga presente che non è possibile stabilire se i tornado siano stati in contatto con il terreno lungo tutto il cammino. E' molto probabile, data la discontinuità a volte riportata nelle scie di distruzione, che alcuni episodi siano riconducibili a più tornado discesi in fasi successive dalla stessa supercella.


Di grande interesse è una cronaca di Nicolò Machiavelli riguardante un potente tornado abbattutosi nell'Italia centrale il 24 agosto del 1456. Riportiamo di seguito la vivida descrizione del fenomeno fatta dallo scrittore fiorentino:

" Ma tornando alle cose d'Italia, dico come e' correva l'anno 1456, quando i tumulti mossi da Jacopo Piccinino finirono; donde che, posate l'armi dagli uomini, parve che Iddio le volessi prendere Egli, tanta fu una tempesta di venti che allora seguì, la quale in Toscana fece inauditi per lo addietro, e a chi per lo avvenire lo intenderà, maravigliosi e memorabili effetti. Partissi a' 24 d'agosto, una ora avanti del giorno, dalle parti del mare di sopra di verso Ancona, e attraversando per la Italia entrò nel mare di sotto verso Pisa, uno turbine d'una nugolaglia grossa e folta, la quale, quasi che due miglia di spazio per ogni verso occupava. Questa, spinta da superiori forze, o naturali o soprannaturali che le fussero, in se medesimo rotta, in se medesimo combatteva; e le spezzate nugole, ora verso il cielo salendo, ora verso terra scendendo, insieme si urtavano; e ora in giro con velocità grandissima si movevano, davanti a loro uno vento fuori di ogni modo impetuoso concitavono; e spessi fuochi e lucidissimi vampi intra loro nel combattere apparivono. Da queste così rotte e confuse nebbie, da questi così furiosi venti e spessi splendori, nasceva un romore non mai più da alcuna qualità o grandezza di tremuoto o di tuono udito; dal quale usciva tanto spavento, che ciascuno che lo sentì giudicava che il fine del mondo fusse venuto, e la terra, l'acqua e il resto del cielo e del mondo, nello antico caos, mescolandosi insieme, ritornassero. Fe' questo spaventoso turbine, dovunque passò, inauditi e maravigliosi effetti: ma più notabili che altrove, intorno al castello di San Casciano seguirono. E' questo castello posto propinquo a Firenze a otto miglia, sopra il colle che parte le convalli di Pesa e di Grieve. Infra detto castello, adunque, e il borgo di Santo Andrea, posto sopra il medesimo colle, passando questa furiosa tempesta, a Santo Andrea non aggiunse, e San Casciano rasentò in modo che solo alcuni e cammini d'acune case abbaté; ma fuori, in quello spazio che è dall'uno de' luoghi detti all'altro, molte case furono infino al piano della terra rovinate. I tetti de' templi di San Martino a Bagnolo e di Santa Maria della Pace, come sopra quelli erano, furono più che un miglio discosto portati. Un vetturale, insieme con i suoi muli, fu, discosto dalla strada, nelle vicine valli trovato morto. Tutte le più grosse querce, tutti i più gagliardi arbori, che a tanto furore non volevano cedere, furono non solo sbarbati, ma discosto molto da dove avevano le loro radici portati. Onde che, passata la tempesta e venuto il giorno, gli uomini stupiti al tutto erano rimasi. Vedevasi il paese desolato e guasto: vedevasi la rovina delle case e de' templi: sentivansi i lamenti di quelli che vedevano le loro possesioni destrutte, e sotto le rovine avevano lasciato il loro bestiame e i loro parenti morti: la qual cosa a chi vedeva e udiva recava passione e spavento grandissimo. Volle sanza dubbio Iddio piuttosto minacciare che castigare la Toscana; perchè se tanta tempesta fusse entrata in una città, infra gli abitatori assai e spessi, come la entrò infra querce e arbori e case poche e rade, sanza dubbio faceva quella rovina e fragello che si può con la mente conietturare maggiore. Ma Iddio volle, per allora, che bastasse questo poco di esemplo a rinfrescare intra gli uomini la memoria della potenza sua".

L'evento descritto è molto interessante e presenta alcuni elementi anomali. Anomala è in primo luogo la direzione di spostamento (da Est verso Ovest) del tornado ed anomala è l'enorme distanza percorsa. Inoltre il diametro del vortice (...due miglia di spazio per ogni verso occupava...) è davvero molto grande. La descrizione del fenomeno e degli effetti da esso prodotti non lasciano dubbi sulla sua incredibile violenza. La tromba d'aria non viene descritta con la classica forma ad imbuto ma piuttosto come ...uno turbine d'una nugolaglia grossa e folta...
Anche la descrizione del movimento del tornado è fondamentale: "...le spezzate nugole, ora verso il cielo salendo, ora verso terra scendendo, insieme si urtavano...e spessi fuochi e lucidissimi vampi intra loro nel combattere apparivono...": un tornado di questo tipo, grandissimo, turbolento e caratterizzato da propaggini disordinate è detto tornado a vortici multipli (Multiple Vortex Tornado). La struttura a vortici multipli (fino a 6 alla base della nube a imbuto) è caratteristica dei tornado forti e violenti: F3-F5.

Fig.1_Questa immagine mostra il tipo di tornado grande e turbolento che più si accosta alla descrizione di Nicolò Machiavelli. La base di questi violenti tornado è molto larga e il mostruoso "rombo stridente" che producono (...nasceva un romore non mai più da alcuna qualità o grandezza di tremuoto o di tuono udito...) è udibile anche a molti chilometri di distanza.

Calcolando la grande distanza percorsa (ben 250 km in linea d'aria!), è ipotizzabile che non si sia trattato di un singolo tornado ma di più trombe discendenti dalla stessa supercella. In ogni caso la capacità della tempesta di attraversare tutta la catena appenninica lascia pochi dubbi sulla sua enorme potenza.
Per quanto riguarda la situazione meteorologica si può ipotizzare (considerando la direzione di spostamento) la presenza di un minimo depressionario sul Tirreno Centrale. L'ipotesi da me avanzata della presenza di un ciclone mediterraneo in movimento dal Mare Adriatico verso il Mar Tirreno attraverso l'Italia centrale, con l'occhio posizionato a Sud del percorso del tornado, è coerente e molto affascinante.

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